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Uno Scorcio di Roma

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giovedì 27 marzo 2014

Passeggiata tra miti e pesci

Brutto tempo ed influenza hanno costretto i nostri zaini a restare chiusi nell'armadio. Ma i marsupiali sono pieni di sorprese, ed abbiamo tirato fuori dal cilindro una passeggiata tranquilla tranquilla, fatta con Federico quando aveva solo pochi mesi. Spesso noi a Roma ci dimentichiamo di avere anche un fiume, che sinuoso e silenzioso scorre in mezzo alla nostra città. Un fiume che, nonostante sia chiuso tra orrendi muraglioni e ridotto ormai a fogna a cielo aperto, ci riserva ancora magnifici paesaggi e sorprese nascoste.
 

la nostra passeggiata inizia all'altezza del Ponte Sublicio, nel versante lato Porta Portese, dove una comoda rampa permettere di scendere al livello delle
banchine del Tevere.

Qui, tra passeggini e biciclette che ti sfrecciano intorno, si può ammirare dal basso la sagoma dell'attuale PONTE SUBLICIO, costruito nel 1918 su progetto dell'architetto Marcello Piacentini, il quale  porta il nome del più antico ponte romano, che si trovava leggermente più spostato verso l'Isola Tiberina, in un punto di guado naturale. il nome SUBLICIO deriva probabilmente dalla parola "sublica" che, nell'antica lingua, indicava la tavola di legno. Il ponte, infatti, era originariamente costruito con tavole di legno tenute insieme da corde legate strettamente.  Connesso a questo luogo è il famoso mito di ORAZIO COCLITE, coraggioso guerriero romano che, da solo, fermò l'avanzata dei nemici etruschi, bloccandoli sul ponte, mentre i compagni tagliavano le corde per farlo crollare insieme all'esercito nemico.

Mentre passeggiamo tranquilli sull'argine notiamo uno strano oggetto...
é quello che rimane di una macina medievale,esattamente la parte inferiore (detta statore in quanto fissa), realizzata in un grosso blocco di pietra. Al di sopra di questa si trovava un'altra grossa pietra che, ruotando e facendo attrito con la parte inferiore, riduceva il grano in farina, la quale fuoriusciva dalle scanalature che vedete realizzate nella pietra. Questa macina, ora abbandonata ed usata come sedile dai passeggiatori stanchi, è tutto ciò che rimane dei numerosi mulini ad acqua che lavoravano un tempo grazie allo scorrere del fiume.
Poco  più avanti, qualche temerario pesca nel fiume ( se lo mangeranno il pesce, dopo, secondo voi?).




Lentamente, avanzando tra una lussureggiante quanto inaspettata vegetazione, arriviamo paciosi e tranquilli fino all'Isola Tiberina, dove ci godiamo con calma lo spettacolo delle "rapide"del Tevere.





Ave et atque vale


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